Un Sistemista Donna???!!!

Lavoro moderno, vecchio cliché.
(dalla mia esperienza diretta)

Buongiorno a tutti, mi presento, sono una donna che vive e lavora in Italia.

– Bello! E dove vivi?
– A Milano
– E che lavoro fai?
– Il sistemista.
– Sarebbe?
(alzo impercettibilmente gli occhi al cielo: ok facciamola semplice!)
– Riparo computers…
– Dove?
…Eh… dove?… Questa è la domanda peggiore della conversazione: lavoro presso i clienti.
-Ovvero? Vai a casa della gente?- l’ovvia domanda investigativa del mio interlocutore.
– Più o meno: il cliente che ha il pc rotto mi telefona e io vado a casa sua a vedere come mai non funziona, se riesco lo sistemo sul posto, altre volte invece prelevo il pc e poi lo porto a riparare nel mio laboratorio.
– Ah quindi hai un laboratorio!
– Beh, si, il laboratorio è a casa mia…
Ossugnùr! Ma perché l’ho specificato accidenti! Adesso scatta l’inevitabile conclusione:
– Quindi è un lavoro che fai nel tempo libero.

NOSSIGNORE NO! E’ il mio lavoro, non è un hobby…

Svegliaaa, siamo in Italia: se non si timbra un cartellino in un ufficio, non è un lavoro!

Lo dimostrano i buoni cari vecchi studi di settore:
avevo la partita IVA e facevo sempre questo lavoro… arriva a casa la cartella degli studi di settore e comincio a compilarla (con supremo spirito di rassegnazione); arrivo alla domanda “metri quadrati del suo ufficio”… e qui mi viene il blocco dello scrittore.
Chiamo il commercialista e chiedo consiglio con l’umore fatto di un mantecato di disperazione e incazzatura:
– Come faccio a misurare i metri quadrati di un ufficio che non esiste? Un pc e una connessione internet e un paio di cacciaviti non mi serve altro! Ti rendi conto che in alcuni casi potrei lavorare anche a letto col portatile sulle ginocchia… cosa faccio in quel caso? Misuro i metri quadrati del letto? E se lavorassi sul TGV tra Milano e Roma che dovrei fare? Dovrei misurare i metri quadrati del vagone? O forse devo mettergli gli ettari del World Wide Web?

Non se ne viene fuori: chi fa un lavoro così non fa un lavoro universalmente accettato come tale.

Andiamo avanti.

Non solo non ho un ufficio ma non ho nemmeno un orario.
E qui scatta il panico.
– E quindi lavori quando vuoi a casa in svacco… che figata!!
– Non esattamente, di solito mi adatto alle esigenze del cliente (e se sei una donna a rispondere così immagina il sorrisino)…
Alla vista del sorrisino cerco di correggere il tiro… ehm cerco di essere più specifica:
– Intendo che lavoro quando il cliente può fare a meno del pc.
– Ahhhh ooook…
Replica insoddisfatto il mio inquisitore.

No, non c’è nulla da fare… se in Italia non timbri un cartellino: il tuo non è un lavoro!

Andiamo avanti.

Inquisitore insoddisfatto: pausa di silenzio, preludio ad altre domande in arrivo.

– Ma lavori anche negli uffici?
– Si, quando il cliente ha un pc da sistemare in ufficio vado anche nell’ufficio del cliente.
– Ah, e cosa fai, scusa ma non mi è ancora chiaro come funziona un “sistemista”?
– Beh, se devo lavorare al software mi siedo alla scrivania, accendo il pc e guardo cosa c’è che non va, altrimenti se è un problema hardware prendo il case del pc e lo smonto.
– Cos’è che smonti?
(No ti prego non ce la posso fare!)
– Lo scatolotto con tutte le schede e i fili che di solito sta sotto la scrivania.
– Aha Aha… Quindi alla fine lavori sotto le scrivanie…
Inevitabile sorrisino del fenomeno che ho davanti e battutina “délivré sur un plateau d’argent”.

No, non c’è davvero nulla da fare… se in Italia non timbri un cartellino: il tuo non è un lavoro serio!

IN DEFINITIVA:
Lavoro su cliente e non ho un ufficio; non ho un orario fisso di lavoro (dipende anche quello dal cliente), lavoro sopra o sotto le scrivanie ditemi allora… perchè allora a me gli studi di settore e a loro no?

Ok… “mondo complesso” stand-by&pausa caffè.

Benn.

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