16 dicembre 2020

Cara mia ricertatrice, eccomi!! (S)Travolta da un insolito destino torno da te dopo un viaggio nel tempo.

Dunque vediamo …

.. le parole sono importanti; se non definiscono suggeriscono.
Le etichette sono pericolose, immobilizzano.

L’etimologia della parola cercare si riallaccia al latino circum = attorno (da cui anche il tardo latino circare = andare intorno). Anche la parola ricercare riconduce all’identica etimologia con l’aggiunta del prefisso intersivo/rafforzativo ri- che indica intensità e perseveranza nell’azione volta alla scoperta o al ritrovamento dell’oggetto di ricerca.
Cercare o ricercare qualcosa significa letteralmente delimitare con un cerchio, circoscrivere uno spazio, un ambito entro cui far confluire lo sforzo, entro cui canalizzarlo in modo da evitarne la dispersione e da ottenere più efficacemente il risultato prefisso [Wikipedia docet]

Quando le cose non girano cambia prospettiva. Pochi hanno la possibilità di cambiare il mondo. Tutti possiamo però cambiare noi stessi. Questo ci è concesso.

Ogni tanto ci fa bene alzare lo sguardo, osservare l’orizzonte, non per osservare le stelle ma per godere della bellezza delle costellazioni.

Forse smettere di cercare e ricercare, forse è ora di agire.

Ma è una storia che mi hai chiesto, non consigli e quindi eccola …

Una storia come tante, nella quale riconoscersi, ritrovarsi e perdersi nuovamente.

La storia di una bambina che lotta per dare senso ad un mondo instabile,
che non è così definito come gli altri sembrano esperirlo.

Ti riconosci?

Questa bambina ne ha bisogno per sopravvivere, deve trovare un senso,
ma non può farlo semplicemente scegliendo una modalità, una via già pronta,
un sentiero già battuto da seguire perché scegliere significherebbe escludere qualcosa di importante.
E tutto è importante nella sua realtà.

Una vita di ricerca.
Se dovessi dire quando ho iniziato a cercare potrei tornare a quando avevo quattro anni.
Ero al mare con mia mamma e mia nonna. Andavamo lì ogni anno, ricordo bene quell’albergo. L’ingresso, la sala da pranzo, le scale e il corridoio della camera. C’erano più piani ma nei miei ricordi erano tutti uguali e probabilmente lo erano.
Ricordo la spiaggia sassosa, l’acqua sporca e le macchie di catrame sui nostri costumi da bagno.
Ora non sarebbe accettabile mai ma allora evidentemente la percezione di cosa fosse l’inquinamento era differente.
Era pomeriggio e dopo il sonnellino ci stavamo dirigendo verso la spiaggia. “Passiamo a chiamare la nonna” dice mia mamma. Bussiamo e mia madre apre la porta della sua camera. Mia nonna era lì sul letto, non aveva intenzione di unirsi a noi nella spedizione verso la spiaggia; stava lì, immersa … in una nuvola di polvere!
Le lame di luce attraversavano la penombra della camera illuminando il pulviscolo che saturava l’aria.
Il primo pensiero era stato: “Perché c’è tutta questa polvere?! E perché non ci viene da tossire?!”. Il primo pensiero si era trasformato in una domanda alla mamma che rispose: “Tutto questo pulviscolo c’è sempre, è sempre lì solo che se non è illuminato dal sole non lo vediamo”.
Non so se questo dialogo sia realmente avvenuto o se è solo il completamento di un ricordo visivo e cinestetico con la parte auditiva.
Ciò che so è che quella scoperta ha alzato il mio livello di attenzione verso ciò che mi circondava e che potevo o non potevo percepire. E’ stato il primo mattoncino della mappa della realtà a traballare. Forse il primo dubbio.

Ciò che ci circonda è davvero la realtà? E cosa intendiamo con realtà?
Noi tutti viviamo pensando di muoverci in un mondo di oggetti concreti, che ovviamente stanno lì indipendentemente dal nostro volere e sui quali abbiamo parzialmente potere.
Il mondo in cui vivevo a quell’età, pulviscolo a parte, non era per niente concreto! Per nulla stabile.
E il mondo in cui viviamo oggi?

Ti riconosci amica mia?

Ti abbraccio forte.

16 dicembre 2020

Faia ‘na Bel

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