MIO!

Ma guarda! Pensavo fossero gelidi e invece senti che tiepidini…

Così piccoli e compatti eppure scivolano uno per uno tra le dita, li vedi? Però se poi batti forte saltellano a ritmo come tante testoline ad un riff metal: spettacolo!

Il lampione li fa luccicare: sembra che attraverso la luce perdano consistenza per divenire faville e spiccare il volo.

Sono piccolini, è vero, ma in verità sono pesanti come rocce: loro stanno sul fondo, non in supeficie! E’ per questo che vogliono sollevarsi e volare credimi, io lo so come funziona!

Fidati, si fanno tritare così tanto perchè sperano di diventare sottili come polvere e volare con il vento per scopire mondi nuovi. Non hanno la minima intenzione di rimanere ancorati al passato!

Io lo so!

Guarda, rotolano continuamente da una parte all’altra sbatacchiando come campane a vento mute! Si fanno spostare, mangiare, graffiare; diventano tela per disegni o calcestruzzo per sculture. Ma non reagiscono mai.

E’ come se nulla li infastidisca, come se tutto quello che accade sia solo un percoso per arrivare a volare via, via da quella solitudine bastarda che non riempie mai!

Io la conosco, li capisco!

Capita, un giorno come un altro, che ti alzi, vai al cesso, ti guardi allo specchio e vedi una cosa che non riconosci… Come se mettessi un cd in un lettore aspettandoti di ascoltare un bel pezzo ritmato ed invece parte un melodico anni 60… Vedi un involucro che non ti appartiene! E inizia a diffondersi dentro di te un vuoto assurdo come se fossi in pieno concerto e il tuo strumento non emettesse nessun suono: Panico!

Allora inizi a sbattere ovunque per ritornare a suonare: chiami persone, crei situazioni, ti aggrappi a consigli per lo più inconsistenti, scrolli come un coglione per ore, ti entusiasmi per cose che in realtà non ti dicono nulla.
Ti sembra di vivere in un film muto senza nemmeno l’accompagnamento.

La gente intorno parla ma non dice niente, la musica continua a suonare ma è vuota. Diventi così terribilmente frustrato che lentamente ti arrotoli su te stesso fino a diventare un sasso fottutamente silenzioso. Immobile, appoggiato non importa dove.

E resti lì.

Non vuoi più muoverti. Sei stanco di cercare non sai neanche cosa, perchè non ti ricordi nemmeno quale fosse l’immagine che avresti voluto vedere allo specchio quella maledetta mattina.

Ti passa intorno la vita, lo sai, la vedi, la senti che scorre ma non reagisci, non ne percepisci più il senso.
E c’è il vuoto che divora i tuoi visceri ripiegati su loro stessi in un pianto mai espresso.

Chi sei fuori? Sei esattamente come quei granelli di sabbia che il lampione fa luccicare. Ma restano a terra, non sufficientemente leggeri per essere portati via dal vento.

Magari sorridi alla gente che ti parla; brilli con risposte divertenti ma non ti muovi da dove sei, non senti più niente tranne il vento che ti sferza senza sollevarti mai come fa una falsa speranza: il perenne rumore di fondo che irrita e basta.

Non lo togli con niente, tenace come una corda d’alpinismo, continua instancabilmente a farti battere il cuore per tenerti all’erta “che forse un giorno…” Dio che odio!

Manca l’aria, tutto gira senza sosta, saltano tutti i riferimenti, non ci sono più i punti cardinali, il sotto diventa sopra, l’aria urla e ti schianta senza pietà.
Non gli interessano i tuoi pensieri, non gliene frega un cazzo se sei triste o felice, solo o in compagnia: l’onda ti travolge e basta, non puoi fare niente per fermarla.

Lo hai fatto anche tu, te lo ricordi?

Hai spezzato ogni schema che mi teneva piegato in un ritmo quotidiano, liberando sogni e vita in un groviglio inestricabile.
E’ impossibile spiegare quella vibrazione che strappa il plesso solare liberando la cassa toracica in un urlo di vita.

Ma tu ci riesci, qui accanto a me mentre faccio scorrere la sabbia tiepida sotto le piante dei piedi scalzi, seduto in una notte qualsiasi d’estate abbracciato al tuo corpo solido e vibrante, osservando davanti a noi il mare scuro che fa rimbalzare i riflessi della notte.

Benn
16/5/2024

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