Oh wow!
4 Anni!!!! Ci ho messo 4 anni prima di riuscire a rispondere alla tua lettera!
Ciao Faia,
“Forse smettere di cercare e ricercare, forse è ora di agire.” (riporto dal tuo scritto).
E così sia!
Eccomi di nuovo alla tastiera, come risvegliata da un sonno durato più di 4 anni, con la voglia di continuare a scrivere e, stavolta, di mettermi in gioco.
“Cercare e ricercare”, in effetti è un confine circolare che gira e rigira su se stesso: confesso che era esattamente così qualche anno fa, quando, sigillata nella mia testa cercavo (appunto) una via di fuga da me stessa in me stessa, senza ovviamente possibilità di sortita.
In tutto questo turbine era chiara solo una cosa: non potevo fare da sola.
Sono leggermente miope, ho necessità degli occhiali per vedere nitidamente i cartelli stradali mentre guido, nello stesso modo avevo bisogno di un accessorio per mettere a fuoco ed essere in grado di cambiare prospettiva in modo da potermi accorgere di un’uscita da quel loop “ricercante”.
Così ho fatto l’unica cosa che nella vita ha senso fare: ho agito.
Un anno e mezzo di psicoterapia per scoprire che la catena che mi ancorava al ceppo, risaliva a ricordi nascosti dietro la mia dissociazione. Celati senza sosta alla mia mente cosciente forse perchè troppo dolorosi da rivivere.
Come mi piace dire, è stata una passeggiata a piedi nudi nell’inferno; un continuare a camminare con una persona che non ti permette stare ferma ma “un passo alla volta, anche piccolino..” ti accompagna come Virgilio con Dante fino alla soglia dell’uscita e poi si ferma.
A quel punto sta a te.
Un passo, uno solo, e ne sei fuori; uno opposto e torni indietro.
Ho scelto di fare quel passo, quello piccolino e la polvere illuminata dal sole si è rivelata ai miei occhi.
Realtà o virtualità? Ha davvero importanza?
Dopo un percorso di quel genere ho scoperto che si perde totalmente il confine del reale; potrei azzardare che non ti interessa nemmeno più saperlo. Ho scoperto che c’è una sola cosa che conta: la tua energia.
Attraverso quella crei indistintamente il reale e il surreale manipolandola come mia nonna sapeva fare con i fili di lana mentre mi confezionava i maglioni.
Impari a pulirla un pezzettino alla volta, proteggerla montando una scaglia dopo l’altra creando una morbida armatura capace di adattarsi e difendersi ma non limitante nei movimenti; impari ad ascoltarla distinguendone grida di dolore o di gioia, sfiornadone i silenzi come rarità.
Impari che non c’è inizio e non c’è fine ma solo un sentiero.
Di queste cose ne ho parlato per tanto tempo. Pura teoria, non le avevo mai sperimentate nella dimesione corporea ed è tutta un’altra musica!
La cosa che apprezzo di più è che non ho la minima idea di dove mi porterà tutto questo.
Mi spaventa un sacco e mi eccita nello stesso istante il proseguire in uno spazio-tempo dopo l’altro.
So che sto bene anche se sto male, interessante sensazione, (immagine difficile da rendere con le poche parole di una lettera) e ho voglia di scoprire oltre la ricerca.
Rispondo alla tua domanda:
“Ti riconosci amica mia?”
Si, decisamente!
Un abbraccio, spero di vederti presto.
Benn