09 DICEMBRE 2020

Ciao Faia,

ti va di raccontarmi una storia?

Sono giornate piatte, incasinate di routine ma insipide, sempre uguali in questa specie di “arresti domiciliari” misti tra il volontario e l’obbligato.

Ci sono giorni, come oggi, in cui la didattica a distanza di una e in presenza dell’altra, i compiti e le crisi adolescenziali mi lascerebbero momenti di tranquillità dove potrei riflettere su prospettive future o piani di evasione ma tutto quello che riesco a fare è ciò che sono: una ricercatrice senza soluzione di continuità.
Così la mia mente in improvviso stato di quiete si ribella al moto costante e uniforme e schizza impazzita tra i “se” i “ma” i “potrei ma se poi” ed anche i “sarebbe stato bello se” senza dimenticare i “farò quando le condizioni me lo permetteranno”; creando un flipper pieno di lucine colorate, palline e suoni isterici (perfettamente in linea con il natale alle porte in effetti..).

Così per similitudine ed al contempo antitesi un rimbalzo mi ha portato ad una domanda: chi, tra i miei “fantasmi” può impegnarmi davvero in qualcosa di costruttivo?
Ed ecco che mi sei venuta in mente tu, un altro genere di flipper dai canali più pragmatici dei miei e da cui ho la certezza di poter ricevere una consona risposta alla mia domanda iniziale, ovvero: Faia, mi racconteresti una storia?

Una qualsiasi, come tu sai fare, mista di filosofia, fisica e inciampi della vita quotidiana tra sorrisi, scivoloni e gran risate di due carampane in via di resurrezione che si rialzano dal fango, se ne sbattono dei vestiti sporchi (tanto comunque sarebbero sempre loro stesse a lavarli etc..).

Per citarti: “La storia di una donna che lotta tutta la vita per dare senso a qualità che rendono il mondo instabile”.

In fondo è proprio a causa di quell’instabilità che il mondo umano è paradossamente bloccato e quello naturale scatenato, ma anche grazie alla stessa instabilità siamo costretti a rimetterci in discussione su tutti i fronti e a capire che la vita va vissuta e non sopravvissuta anche mentre si stendono quegli impertinenti calzini spaiati!
In fondo, si, ma non alla fine.

A presto! Con la mia personale speranza di scriverti da una nuova città.

Robi.

Brescia, 9 dic 2020

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